Ai Weiwei - Libero, Palazzo Strozzi Firenze, 23 settembre - 22 gennaio 2017
In mostra al Palazzo Strozzi di Firenze le opere dell’artista dissidente cinese, Ai Weiwei. Visibile già su piazza Strozzi e l’omonima via, un intervento site-specific lungo la facciata del piano nobile. Agganciati ai finestroni del quattrocentesco palazzo ventidue gommoni che incorniciano la facciata. In questa installazione, intitolata “Raframe”, come in molte di quelle esposte all’interno, il tema dell’immigrazione è ricorrente. Il contenuto politico è imprescindibile e inseparabile dalla concezione dell’arte di Ai Weiwei, egli infatti sostiene “Tutto è arte. Tutto è politica”. E’ proprio con la sua denuncia al governo cinese per la morte di numerosi studenti durante il terremoto dello Schuan del 2008 che verrà arrestato nel 2011 e la sua detenzione durerà 81 giorni. Tale denuncia è evidente nell’opera “Snake bag”, un gigantesco serpente composto da 300 zainetti scolastici.
Nel cortile ci accoglie l’installazione “Refraction” (2014) realizzato con cucine solari, bollitori e acciaio e al piano nobile, a fare da intro, vi è l’installazione “Tacked” realizzata con circa 900 biciclette impilate della marca “Forever”, la più venduta in Cina negli anni quaranta. Bellissime le riproduzioni realizzate con mattoncini LEGO dei ritratti dei dissidenti politici del passato: “Girolamo Savonarola” di Fra’ Bartolomeo, “Dante Alighieri” di Sandro Botticelli, “Filippo Strozzi” ispirato ad una pala del Ghirlandaio e “Galileo Galilei” di Justus Sustermans i cui originali sono conservati alla Galleria Degli Uffizi. Stesso sistema di riproduzione con i mattoncini LOGO per la sequenza di immagini che ritraggono l’artista nell’atto della distruzione di un urna della dinastia Han. Al centro della sala vi sono delle antiche urne cinesi fatte ricoprire dall’artista con le vernici cangianti delle automobili, con l’intento di unire antico e contemporaneo. Molte delle opere di AI Weiwei sono l’unione di importanti pezzi della antichità cinese collezionati dall’artista, in particolare oggetti del periodo Ming e Quig, oggetti in legno come sgabelli tipici della trazione visibili, ad esempio, nell’istallazione "Grapes" (2013) o come lo splendido letto della dinastia Ming che l’artista mura con i mattoni della sua sede artistica fatta abbattere dallo stato cinese. Tutte queste opere hanno l’intento di denunciare lo stato cinese che sopprime il popolo e la sua antica tradizione. Si prosegue con lo “Studi of perspective” (1995-2016), immagini che ritraggono il dito medio dell’artista alzato di fronte ad importanti monumenti, musei, sedi istituzionali e luoghi simbolo, in segno di ribellione e sovversione. Nel piano della Strozzina la mostra continua con i Selfie (2012-oggi), una serie di autoritratti dell’artista solo o con personalità note. Si prosegue con le fotografie delle attività artistiche nell’ Est Village di Pechino di cui Ai Weiwei è uno dei fondatori e che si ispira alla comunità di Manhatan. Nella stessa sala troviamo la scultura “Cristal Cube”, l’opera più complessa dell’artista, dal peso di oltre 2 tonnellate e realizzata con i materiali della trazione cinese: thé, ceramica, marmo ed ebano.
Consigliamo il libro "Ai Weiwei Weiweismi" a cura di Larry Warsh. Una raccolta di pensieri e scritti dell'artista Ai Weiwei. Einaudi editori.
Francesco Bonami dedica ad Ai Weiwei, con il solito spirito molto critico, alcune pagine del libro "Il Bonami dell'Arte" (pp. 32-33).
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