Dalì - Il sogno del classico, Pisa Palazzo Blu, 01 ottobre – 05 febbraio 2017
Al Palazzo Blu di Pisa un imperdibile mostra sull’artista più istrionico del novecento, Salvador Dalì. Le opere esposte analizzano ed evincono l’interesse di Dalì verso i grandi maestri italiani del Rinascimento: Michelangelo e Raffaello. In particolare, la sua interpretazione del classico e soprattutto l’intento di paragonarsi agli artisti del passato, non imitandoli ma reinterpretando la loro visione, superandola nel tipico della personalità daliniana, egocentrica e megalomane. Attraverso il metodo “Paranoico-critico”, contributo di Dalì al surrealismo, reinterpreta i capolavori dei maestri inondandoli di modernità.
Tratta argomenti quali l’iconografia, la religione, la classicità, di chiara ispirazione michelangiolesca, in opere come “Eco geologico, La Pietà”, “Mosè” (dalla tomba di Giulio II), “Giulio dei Medici”, “Giuliano dei Medici” e “Lorenzo dei Medici”, tratti dalla tombe e dai particolari di esse, capolavori da Dalì realizzati tutti nello stesso anno, il 1982. Meravigliose sono le xilografie in mostra che illustrano i canti della Divina Commedia, commissionati dal ministero della pubblica amministrazione italiana negli anni cinquanta e pubblicate da Jofeph Soret a Parigi nel 1960 a cui Dalì offri i diritti degli acquerelli da riprodurre in xilografie, dopo che il ministero ritirò l’offerta per le illustrazioni conseguentemente alle polemiche insorte in Italia per l’inadeguatezza dei disegni. Altrettanto magnifici e meritevoli gli acquerelli e i disegni che narrano la vita di Benvenuto Cellini, noto orafo del cinquecento. La rappresentazione sviluppata da Dalì nei dipinti in mostra è definita da egli stesso “Catastrofiforme” ed è ispirata agli eventi che hanno accompagnato alla nascita della bomba nucleare e della scoperta dell’atomo in generale. Egli elabora tale visione nel periodo “Atomico-nucleare” che però sviluppa in anni successivi, in particolare negli ultimi della sua vita, gli anni ottanta. I capolavori che aprono l’esposizione, di oltre 150 opere, sono molto significativi nell’ambito della produzione artistica di colui che incarna il Surrealismo (come egli stesso definì “Io sono il surrealismo”). Tra questi vi è “La Trinità”, “Sant’Elena a Port Lligat” e “Angelo di Port Lligat”; le sembianze femminili ed angeliche di questi dipinti sono ispirate alla figura di Gala, musa e compagna di vita del pittore, una parte imprescindibile nella vita artistica, inglobata in quella quotidiana, del genio irriverente del Surrealismo e della pittura moderna del novecento.
Si consiglia il catalogo Skira della mostra e il nostro articolo, presente nella sezione musei del sito, sul geniale maestro spagnolo.
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